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Rispondere correttamente alle domande

Individua nel testo le possibilità riconosciute all’uomo e le condizioni della sua finitezza.

Elogio dell’uomo

L’Antigone di Euripide è una tragedia scritta tra il 420 e il 406 a.C. In essa, nel I stasimo, il coro enuncia la grandezza dell’uomo tra tutti i viventi.

Sofocle, Antigone, I stasimo

Molte meraviglie vi sono al mondo,
nessuna meraviglia è pari all’uomo.
Quando il vento del Sud soffia
in tempesta, varca il mare
bianco di schiuma e penetra
fra i gorghi ribollenti;
anno dopo anno rivolge,
con l’aratro trainato dai cavalli,
la più grande fra le divinità,
la Terra infaticabile, immortale.
E gli uccelli spensierati,
gli animali selvatici,
i pesci che popolano il mare,
tutti li cattura, nelle insidie
delle sue reti ritorte,
l’uomo pieno d’ingegno;
e con le sue arti doma le fiere
selvagge che vivono sui monti
e piega sotto il giogo
il cavallo dalla folta criniera
e il vigoroso toro montano.
Ha appreso la parola
e il pensiero veloce come il vento
e l’impegno civile; ha imparato
a mettersi al riparo
dai morsi del gelo
e dalle piogge sferzanti.
Pieno di risorse, mai sprovvisto
di fronte a ciò che lo attende,
ha trovato rimedio a mali
irrimediabili. Solo alla morte
non può sfuggire.
Padrone assoluto
dei sottili segreti della tecnica,
può fare il male
quanto il bene.
Se rispetta le leggi del suo paese
e la giustizia degli dei,
come ha giurato, nella città
sarà considerato grande;
ma ne sarà cacciato
se per arroganza
lascerà che il male lo contamini.
Spero che un simile individuo
non si accosti al mio focolare,
non condivida i miei pensieri.

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Il XIII è stato un secolo di assai poche carestie e di assai poche epidemie. Così gli uomini del XIII secolo hanno potuto credere d’aver raggiunto un limite di sicurezza tale da metterli al sicuro dagli assalti della fame. Forse proprio nel corso del Duecento è stata compiuta la parte più difficile (quella che s’inseriva su una tensione e su conquiste precedenti) del prodigioso balzo in avanti della durata media della vita umana: 25 anni all’interno dell’Impero romano, nel IV secolo d.C.; 35 anni all’alba del XIV secolo.
Ma gli anni 1313-1317 dovevano portare un duro colpo a questa fiducia diffusa: una carestia generale assale tutta l’Europa. Da quel momento s’intensifica il ciclo ricorrente tra carestie e epidemie: una popolazione indebolita dalla sottoalimentazione, cui uno, due, tre anni di cattivi raccolti l’hanno costretta, resiste meno agli attacchi della malattia; la falcidie che questa crea, riducendo il numero di braccia disponibili al lavoro senza peraltro ridurre in proporzione il numero delle bocche da nutrire, aumenta la possibilità di successive carestie. In tal modo, restando teoricamente vero che la cicatrice demografica creata da un’epidemia può essere risanata in breve volger d’anni, nella realtà quella cicatrizzazione non riesce a compiersi: così la rimarginazione dei danni apportati alla popolazione europea dalla peste del 1348 sarà nuovamente compromessa dalle epidemie del 1360-1371. [. ..]
Per riassumere quanto fin qui detto, dal secondo decennio almeno del sec. XIV (e anche prima) s’interrompe quel lento lavoro di ricostituzione (e, in buona parte, creazione) del capitale demografico europeo, che, tra mille ostacoli, s’era venuto compiendo da più secoli e del quale, più che le rare (ed inesatte) cifre di cui si dispone, buona testimonianza è offerta da molteplici prove: arginature di fiumi, bonifiche, disboscamenti. Tutti segni di laboriosità umana, che sono nel contempo causa ed effetto di ripresa demografica. Effetto, perché è solo con un numero più grande di braccia che è possibile intraprendere opere di tanta mole; causa, perché quei lavori, creando le premesse per un miglioramento del livello di vita (sia dal punto di vista dell’alimentazione che da quello delle condizioni igieniche) permettono un netto rilancio demografico. [… ] In tal modo, in un così fragile equilibrio è un vero e proprio altalenarsi di cause ed effetti, di natura eguale, ma di segno volta a volta differente: negativo e positivo. La peste del 1348 s’inserisce in una linea negativa della quale, forse, non indica che uno dei punti di maggiore depressione.

R. Romano, A.Tenenti, Alle origini del mondo moderno (1350-1550), Feltrinelli, Milano 1967, pp. 9-11.

Valutare la ripresa del XI sec. e alla crisi del XIV sec. in relazione al solo fattore climatico: individuare almeno 5 effetti sintetici del peggioramento climatico e scrivere se c’è una relazione diretta, indiretta o assente con il fattore climatico.

Valutare la ripresa del XI sec. e alla crisi del XIV sec. in relazione al solo fattore climatico: individuare almeno 5 effetti sintetici del miglioramento climatico e scrivere se c’è una relazione diretta, indiretta o assente con il fattore climatico.