Schede e approfondimenti

Introduzione alla macroeconomia

Prodotto nazionale potenziale ed effettivo

 PNL potenziale:insieme dei beni e dei servizi potenzialmente producibili dalla collettività qualora quest’ultima utilizzasse pienamente tutte le proprie risorse, occupando intensamente i fattori produttivi (compresi i lavoratori), ed è definito prodotto di piena occupazione;

PNL effettivo: ammontare dei beni e servizi effettivamente prodotti.

Di conseguenza il prodotto effettivo non potrà mai superare il prodotto potenziale, ferme restando le risorse produttive disponibili nel sistema.

Significato dell’analisi del reddito nazionale

  • L’analisi del reddito nazionale di breve periodo riguarda i fattori determinanti il reddito effettivo, cioè realizzato in termini di beni e servizi effettivamente prodotti in un dato periodo sulla base di una specifica capacità produttiva;
  • L’analisi del reddito di lungo periodo studia i fattori determinanti il reddito potenziale e il prodotto potenziale, e ci permette quindi di osservare (se valutato nel contesto di una serie storica e comparato con altre variabili significative, come ad esempio l’andamento dei prezzi) il processo di crescita economica dell’intero sistema.

Reddito o prodotto nazionale rappresentano facce della stessa medaglia, in quanto tali concetti indicano la somma dei redditi individuali, ma, simultaneamente, misurano il valore globale della produzione di beni e servizi, rispetto alla quale quei redditi (remunerazione dei fattori produttivi) rappresentano costi.

Il reddito nazionale è una grandezza dinamica, un flusso che rappresenta:

  • potere d’acquisto ottenuto tramite la partecipazione a vario titolo al processo produttivo (salari, stipendi, profitti ecc.);
  • consumo, investimento e risparmio (in quanto si utilizza in consumo di beni e servizi, si investe e si accantona potere d’acquisto).

Le risorse provengono in parte dalla produzione interna ed in parte dalla produzione estera.

La quota nazionale è costituita dal valore dei beni e servizi finali prodotti all’interno del paese. La quota estera è costituita da beni e servizi importati.

Per raggiungere il massimo prodotto potenziale è sufficiente che un fattore considerato indispensabile raggiunga il livello di massima occupazione (ad es. gli impianti).

In questo caso il sistema economico, pur non occupando pienamente tutti i fattori disponibili, non può estendere ulteriormente la propria produzione.

Il PNL è pari all’ammontare complessivo, espresso in moneta, dei beni e servizi finali, cioè ottenuti in un certo periodo (1 anno), escludendo tutti quei servizi e beni che sono stati utilizzati dal sistema produttivo per ottenere il prodotto destinato agli usi finali.

A questo proposito è bene precisare che la misura del reddito nazionale può essere effettuata in due modi:

  • a prezzi correnti: ogni anno si calcola il reddito nazionale moltiplicando la quantità dei beni disponibili per il prezzo di ogni bene di quello stesso anno. Il reddito nazionale a prezzi correnti viene definito anche reddito monetario o nominale, perché non può essere comparato significa­tivamente con il reddito di anni passati, in quanto redditi relativi a periodi diversi esprimono differente potere di acquisto, a causa del mutare del livello dei prezzi nel tempo;
  • a prezzi costanti: con questo metodo il reddito nazionale viene calcolato moltiplicando la quantità dei beni disponibili per il prezzo di ogni bene in un anno prestabilito considerato di riferimento e detto anno base. In pratica è un sistema per depurare il reddito dalle variazioni del livello dei prezzi, ipotizzando di mantenere costante il potere di acquisto rispetto all’anno base. In questo modo il confronto diventa significativo perché si ha la possibilità di verificare gli incrementi reali e non solo monetari del reddito. Il reddito nazionale a prezzi costanti viene perciò definito reddito reale. Di conseguenza, solo attraverso l’analisi del reddito reale possiamo avere indicazioni sul tenore di vita e sul benessere economico della collettività.

Il prezzo di mercato è formato dall’insieme dei costi di produzione comprensivi del profitto e dell’imposta che sarà prelevata dallo Stato al momento del consumo.

Produzione lorda vendibile – valore dei beni intermedi = PNL ai prezzi di mercato – imposte indirette + contributi alla produzione = PNL al costo dei fattori – quote di ammortamento = PNN. 

Il PNN ci indica la disponibilità annua di beni della collettività. Bisogna precisare che la quota destinata agli ammortamenti, necessaria perché costituisce una riserva di capitale destinata alla sostituzione dei beni di investimento, è basata su stime e perciò soggetta a possibili errori di valutazione; di conseguenza la grandezza PNL, meno approssimata ed economicamente più significativa, è maggiormente usata dagli economisti nelle loro analisi.

Il Prodotto interno lordo (Pil) indica l’insieme dei redditi prodotti sul territorio nazionale, mentre il PNL indica l’insieme dei redditi prodotti dai residenti in Italia.

Di conseguenza i due termini (spesso usati non del tutto propriamente come sinonimi) esprimono, se raffrontati, i redditi netti dall’estero.

PNL – Pil = redditi netti dall’estero

Se ora al PNN sommiamo i redditi netti dall’estero, otteniamo il reddito nazionale (cioè la somma di tutti i redditi goduti dai cittadini) al costo dei fattori. Il reddito nazionale esprime quindi il contributo dato dai fattori produttivi al prodotto nazionale.

Le fonti delle risorse economiche sono:

  • la produzione interna di beni e servizi;
  • i redditi netti percepiti dall’estero.

Il reddito disponibile rappresenta le risorse utilizzabili e destinabili ai seguenti impieghi:

  • consumi: si utilizzano le risorse per trarne godimento diretto attraverso l’acquisto di beni e servizi;
  • investimenti: per acquisire beni durevoli per ulteriori produzioni. I beni non durevoli destinati alla produzione (beni intermedi) rientrano in questa categoria se non utilizzati nell’anno in cui sono stati prodotti e se successivamente accantonati. In questo caso rappresentano investimenti in scorte;
  • spesa pubblica: comprende tutte le risorse acquisite dallo Stato attraverso il prelievo fiscale e gestite dal Settore Pubblico. Si traduce in consumi pubblici (scuole, ospedali ecc.) e in investimenti pubblici (infrastrutture per la valorizzazione e tutela del territorio ecc.);
  • saldo della bilancia dei pagamenti: tale saldo, come già sappiamo, può essere attivo o passivo. Se risulta attivo significa che le esportazioni superano le importazioni ed abbiamo speso all’estero meno di quanto abbiamo ricevuto. Si verifica, cioè, un incasso di valuta o un aumento di crediti verso l’estero. E una capacità di acquisto che può essere impiegata in futuro sui mercati esteri, in beni o servizi importati. Se il saldo è passivo, si verifica una contrazione di capacità d’acquisto e quindi una “distruzione” di ricchezza.

  • Il reddito nazionale può essere definito come il flusso di beni e servizi disponibili per la collettività nel corso di un determinato periodo di tempo e ad esso è connesso il significato di reddito come flusso di ricchezza realizzato in un dato periodo.
  • Il reddito nazionale va distinto dal fondo di ricchezza o patrimonio che una certa collettività possiede in un momento ben definito.
  • È nel momento della sua formazione che il Reddito Nazionale Lordo si identifica con il Prodotto Nazionale Lordo.

Ora, in prima approssimazione, possiamo affermare che il valore della produzione, sotto forma di reddito, fluisce a quanti hanno contribuito a realizzare la produzione stessa e che la somma dei redditi uguaglia il valore della produzione.

Se aumenta una componente della domanda globale o aggregata aumenta anche il reddito nazionale. L’importanza economica di questa asserzione rivoluziona completamente l’analisi del funzionamento del sistema economico perché da ciò, logicamente, si deduce che è la domanda globale a determinare l’offerta globale. In altre parole, il reddito nazionale aumenta se aumentano i consumi, gli investimenti, la spesa pubblica e le esportazioni. Secondo l’ipotesi prevista dalla legge di Say, invece, si sosteneva che era l’offerta a determinare la domanda.

La teoria keynesiana fonda la sua ipotesi sulla centralità della domanda aggregata: tutte le relazioni economiche dipendono da questo presupposto. Abbiamo detto che il reddito nazionale raggiunge una posizione di equilibrio quando la domanda globale è uguale alla produzione globale.

Come si forma la domanda globale?

domanda globale = C + I + G 

In sintesi

Se l’equilibrio è di sottoccupazione: aumentando la domanda globale aumenterà il reddito nazionale, impiegando maggiormente le risorse finché si raggiungerà la piena occupazione; – diminuendo la domanda globale ad un livello inferiore all’offerta, si contrarrà anche il reddito nazionale determinando deflazione (rallentamento dell’attività economica causato dal blocco dell’aumento generale dei prezzi e dalla contrazione delle variabili economiche) ed elevata disoccupazione.

Se l’equilibrio è di piena occupazione: aumentando la domanda globale (strozzatura) si espanderanno i prezzi anziché il reddito (siamo nel breve periodo a livello di massimo impiego) causando inflazione; diminuendo la domanda globale, il reddito nazionale si sposterà dal suo livello potenziale e si ritornerà all’equilibrio di sottoccupazione.

L’importanza data da Keynes all’induzione di maggiori investimenti può essere compresa rendendosi conto dell’effetto cumulativo dell’investimento.

Il flusso di moneta aggiuntiva che entra nel sistema per finanziare nuovi impianti crea vitalità nelle imprese produttrici di beni di investimento, incrementando l’assunzione di forza lavoro in questi settori. I nuovi “salariati” si presentano come entità aggiuntive di consumo e, grazie al reddito percepito, incrementano l’acquisto di beni di consumo, stimolando la produzione delle imprese produttrici di beni e così via, attraverso una sequenza di reazioni a catena. Il risultato di tale processo dinamico è il moltiplicarsi del reddito nel sistema. La diffusione degli aumenti dei redditi porterà ad un incremento globale del reddito nazionale superiore all’iniziale aumento degli investimenti. 

Il sistema economico risulta in equilibrio a quel livello di reddito per cui la domanda globale uguaglia l’offerta globale. Tale reddito può essere compatibile con una elevata disoccupazione della forza lavoro e con un notevole spreco di risorse. Il solo livello di reddito che risulta accettabile e desiderabile è quello che si avvicina il più possibile al pieno impiego. Tale risultato può essere raggiunto solo se esistono opportunità di investimento sostenute da un livello di risparmio in grado di garantire la piena occupazione. Se ciò non avviene, il livello del reddito di pieno impiego (Yp0) una volta raggiunto non può essere mantenuto.


Il gap deflazionistico

L’ampiezza del gap deflazionistico :

  • eccesso di offerta rispetto alla domanda (rappresentata da C + I + G) in situazione di reddito di piena occupazione.
  • se è la domanda globale a superare l’offerta globale di pieno impiego, cioè se gli investimenti programmati eccedono i risparmi di pieno impiego, allora saranno i prezzi ad aumentare.

Il gap inflazionistico

Il gap inflazionistico causato dalla pressione della domanda sull’offerta dei beni prodotti, che, trovandosi già al massimo livello di piena occupazione, non può, nel breve periodo, espandersi ulteriormente. Si determinerà perciò, in risposta all’incremento della domanda, un aumento dei prezzi. Il reddito monetario aumenterà, ma solo nominalmente (monetariamente) e non in termini reali. L’espansione del reddito nazionale, così ottenuta, è solo inflazionistica.

Possiamo dedurre da queste osservazioni che:

  • investimenti aggiuntivi (pubblici o privati) consentiti da facilitazioni creditizie o da eccessiva liquidità monetaria, se il livello del reddito è di piena occupazione, provocano inflazione;
  • l’inflazione si ripercuote sul sistema finché non si adottano strumenti di politica economica (monetari e fiscali) capaci di ridurre l’eccesso di domanda e di annullare il vuoto (gap) inflazionistico;
  • per ottenere un incremento reale del reddito è necessario comprimere i consumi ed aumentare la formazione del risparmio in modo da favorire nuovi ed aggiuntivi investimenti produttivi. Solo così potremo spostare la barriera della piena occupazione.

Dal modello keynesiano possiamo ricavare una spiegazione delle frequenti crisi economiche dei paesi industrializzati:

  1. La caduta degli investimenti, dovuta ad una insufficiente propensione al consumo, è causa di contrazione della domanda globale e produce una riduzione del reddito effettivo che tende ad allontanarsi dal livello di pieno impiego.
  2. Il sistema economico soffre così di crisi di sottoccupazione i cui sintomi più gravi sono:
    • disoccupazione;
    • cattiva allocazione delle risorse;
    • risparmio inutilizzato.

In un’economia aperta, in connessione con i mercati esteri attraverso le relazioni con l’operatore-resto del mondo, la composizione della domanda globale di prodotti è diversa:

  • una parte della domanda è di provenienza estera e, di conseguenza, una parte della produzione nazionale viene collocata sui mercati internazionali per soddisfare tale domanda sotto forma di esportazioni;
  • una parte della domanda nazionale si rivolge ai prodotti esteri e dà luogo alle importazioni.

Importazioni ed esportazioni costituiscono flussi opposti: le esportazioni incrementano la domanda globale, mentre le importazioni contraggono la domanda interna e quindi, come già sappiamo:

Y = C + I + G + (E – M)

La definizione di reddito nazionale così formulata ci indica che, in un’economia aperta, la domanda globale è influenzata positivamente dalle esportazioni e negativamente dalle importazioni. Un’altra osservazione che possiamo trarre sulla natura degli scambi con l’estero è che questi partecipano in modo diverso alla formazione del reddito nazionale.

Le esportazioni sono un elemento autonomo, nel senso che non dipendono dal livello del reddito, ma dalla domanda estera e quindi dal reddito degli altri paesi. Al contrario, le importazioni dipendono dalla domanda globale perché condizionate dal livello del reddito nazionale.

È importante considerare che la voce “importazioni” può comprendere sia beni di consumo che di investimento, come pure risorse strategiche necessarie ed insostituibili nel processo produttivo. 


La crescita del reddito nazionale: analisi di lungo periodo

La barriera della piena occupazione può essere spostata nel lungo periodo dall’incremento della popolazione, dai mutamenti quantitativi e qualitativi della forza-lavoro e, come abbiamo già visto, dall’innovazione tecnologica .

Le economie contemporanee miste non possono prescindere dalle problematiche connesse allo sviluppo.

La realtà odierna ci offre, al di là delle teorie, alcuni spunti di riflessione:

  • i salari, nei paesi occidentali postindustriali, non sono più di sussistenza, anche se persistono fasce di povertà e di sfruttamento legate a particolari fenomeni economici di emarginazione sociale;
  • la crescita economica non si è arrestata, ma lo sviluppo tecnologico senza precedenti degli ultimi decenni la sostiene;
  • lo scontro tra classi sociali ha assunto forme e modalità diverse (autoregolamentazione dello sciopero, mediazione come prassi, sindacalismo autonomo ecc.);
  • il progresso tecnologico spinge la produttività del lavoro verso livelli sempre più elevati;
  • le istituzioni democratiche tendono ad evolversi ed a riconnotare i sistemi: la redistribuzione fatta dallo Stato ha trasformato le categorie tradizionali dei salari, dei profitti e delle rendite;
  • le classi sociali sono mutate: i ceti e le categorie attuali non sono completamente riconoscibili nei modelli tradizionali (capitalisti, lavoratori, proprietari ecc.);
  • l’aspetto socialmente più importante della distribuzione è rappresentato dalle dinamiche e dalle leggi del mercato del lavoro;
  • in una dimensione di mercato ormai internazionale, le imprese sono costrette dalla concorrenza interna ed estera a mantenere stabili i prezzi di vendita ed a renderli compatibili con l’inflazione internazionale per mantenere le proprie quote di mercato.