È sempre più importante ai fini delle nuove politiche, considerare non solo la sostenibilità ambientale, ma anche sociale e umana. È un tema di grande discussione in questo momento.
La squadra risponda alle domande proposte.
1 BRICK
Essere attenti saltuariamente agli altri e provare saltuariamente a trovare delle soluzioni di compresso per il bene del gruppo.
2 BRICK
Essere attenti agli altri, ma non sempre riuscire a trovare delle soluzioni di compresso per il bene del gruppo.
3 BRICK
Essere attenti agli altri e provare sempre a trovare delle soluzioni di compresso per il bene del gruppo.
È sempre più importante ai fini delle nuove politiche, considerare non solo la sostenibilità ambientale, ma anche sociale e umana. È un tema di grande discussione in questo momento.
La squadra risponda alle domande proposte.
Analizzare il brano e rispondere alle domande.
Il XIII è stato un secolo di assai poche carestie e di assai poche epidemie. Così gli uomini del XIII secolo hanno potuto credere d’aver raggiunto un limite di sicurezza tale da metterli al sicuro dagli assalti della fame. Forse proprio nel corso del Duecento è stata compiuta la parte più difficile (quella che s’inseriva su una tensione e su conquiste precedenti) del prodigioso balzo in avanti della durata media della vita umana: 25 anni all’interno dell’Impero romano, nel IV secolo d.C.; 35 anni all’alba del XIV secolo.
Ma gli anni 1313-1317 dovevano portare un duro colpo a questa fiducia diffusa: una carestia generale assale tutta l’Europa. Da quel momento s’intensifica il ciclo ricorrente tra carestie e epidemie: una popolazione indebolita dalla sottoalimentazione, cui uno, due, tre anni di cattivi raccolti l’hanno costretta, resiste meno agli attacchi della malattia; la falcidie che questa crea, riducendo il numero di braccia disponibili al lavoro senza peraltro ridurre in proporzione il numero delle bocche da nutrire, aumenta la possibilità di successive carestie. In tal modo, restando teoricamente vero che la cicatrice demografica creata da un’epidemia può essere risanata in breve volger d’anni, nella realtà quella cicatrizzazione non riesce a compiersi: così la rimarginazione dei danni apportati alla popolazione europea dalla peste del 1348 sarà nuovamente compromessa dalle epidemie del 1360-1371. [. ..]
Per riassumere quanto fin qui detto, dal secondo decennio almeno del sec. XIV (e anche prima) s’interrompe quel lento lavoro di ricostituzione (e, in buona parte, creazione) del capitale demografico europeo, che, tra mille ostacoli, s’era venuto compiendo da più secoli e del quale, più che le rare (ed inesatte) cifre di cui si dispone, buona testimonianza è offerta da molteplici prove: arginature di fiumi, bonifiche, disboscamenti. Tutti segni di laboriosità umana, che sono nel contempo causa ed effetto di ripresa demografica. Effetto, perché è solo con un numero più grande di braccia che è possibile intraprendere opere di tanta mole; causa, perché quei lavori, creando le premesse per un miglioramento del livello di vita (sia dal punto di vista dell’alimentazione che da quello delle condizioni igieniche) permettono un netto rilancio demografico. [… ] In tal modo, in un così fragile equilibrio è un vero e proprio altalenarsi di cause ed effetti, di natura eguale, ma di segno volta a volta differente: negativo e positivo. La peste del 1348 s’inserisce in una linea negativa della quale, forse, non indica che uno dei punti di maggiore depressione.
R. Romano, A.Tenenti, Alle origini del mondo moderno (1350-1550), Feltrinelli, Milano 1967, pp. 9-11.