Competenza: Uso coerente di strumenti informativi
1 BRICK
Guidati, utilizzare fonti e informazioni e gestisce i supporti di base.
2 BRICK
Ricercare in modo autonomo e spontaneo fonti e informazioni e saper gestire in modo appropriato i supporti scelti
3 BRICK
Ricercare in modo autonomo gestendo i diversi supporti.
Trovare il significato delle parole previste dall’attività.
Analizzare alcuni brani e rispondere alle domande di un questionario.
Vi sono due aspetti basilari, benché non completamente separabili, della nozione di equilibrio generale adoperata in economia: 1) il semplice concetto di determinatezza: vale a dire, le relazioni che descrivono il sistema economico devono formare un sistema [di equazioni] sufficientemente completo per determinare i valori delle sue variabili; 2) la nozione più specifica secondo la quale ciascuna relazione rappresenta un equilibrio di forze. Sebbene non sempre, di solito con questa espressione si intende affermare che la violazione di una qualunque relazione pone in essere forze che tendono a ripristinare l’equilibrio (cosa che non equivale alla stabilità dell’intero sistema). Perciò, in un certo senso, quasi ogni tentativo di fornire una teoria dell’intero sistema economico implica l’accettazione della prima parte della nozione di equilibrio, e la “mano invisibile” di Adam Smith è una espressione poetica della più importante fra le relazioni di equilibrio economico: l’uguaglianza dei tassi di rendimento (si definisce tasso di rendimento annuo del capitale di una impresa il rapporto fra il rendimento annuo netto del capitale – che è la differenza fra i ricavi conseguiti e le spese sostenute in un anno- e l’investimento che viene effettuato in un anno. [N. d. T.]), imposta dalla tendenza dei fattori [di produzione] a spostarsi da valori bassi del rendimento verso quelli alti (infatti, se il capitale di una impresa è trasferito da un mercato A con un dato rendimento ad un mercato B con rendimento più elevato, l’offerta diminuisce in A; pertanto, in questo mercato si manifesta un incremento dei prezzi e dei rendimenti per le altre imprese. Nello stesso tempo, in B l’offerta aumenta, causando una diminuzione dei prezzi e dei rendimenti per le imprese che operano in quest’ultimo mercato. [N. d. T.]).
La nozione di equilibrio (“uguale peso”, che si riferisce alla condizione per equilibrare una leva che può ruotare attorno al suo centro) e, accanto ad essa, il fatto che gli effetti di una forza possano annullare la forza medesima (come nel caso di una quantità di acqua che raggiunge il livello di equilibrio. Si pensi al principio dei vasi comunicanti della statica dei fluidi: se una data quantità di un fluido omogeneo si trova inizialmente ad altezze diverse hA e hB (con hA > hB) in due contenitori A e B collegati fra loro, all’equilibrio il fluido si troverà alla stessa quota nei due recipienti. Infatti, poiché la pressione p esercitata da un fluido omogeneo in un contenitore (pressione idrostatica) è direttamente proporzionale all’altezza alla quale si trova il fluido, la iniziale differenza di quota causa un dislivello di pressione fra i due recipienti (pA > pB), che a sua volta dà origine ad un corrente di fluido da A verso B: in tal modo, pA decresce e pB aumenta, fino a quando si raggiunge l’equilibrio, in cui pA = pB e, quindi, hA = hB. [N. d. T.])[3], erano di uso comune nella meccanica molto tempo prima della pubblicazione della Ricchezza delle nazioni di Smith nel 1776, ma non c’è alcuna prova evidente che Smith, per le sue idee, sia stato ispirato da qualche analogia meccanica. Qualunque sia stata la fonte di questo concetto, l’idea che gli effetti [delle azioni] possano risultare molto diversi dalle intenzioni, e persino opposti ad esse, attraverso il modo di operare di un intero sistema, è certamente il contributo intellettuale più importante che il pensiero economico ha fornito alla comprensione generale dei processi sociali.
Kenneth Arrow, Economic equilibrium, in International Encyclopedia of Social Sciences, Macmillan, New York 1968
Quando si analizzano le condizioni di equilibrio di un sistema economico – sottolinea Janos Kornai, economista ungherese – di fatto si cerca di definire le condizioni che garantiscono al sistema uno stato di quiete, nel quale cioè nessun partecipante alla vita economica abbia interesse a cambiare il suo comportamento e, quindi, a disturbare l’equilibrio (J. Kornai, Anti – Equilibrium, North-Holland (1971), p. 25). Le forze economiche che, bilanciandosi, possono creare uno stato di quiete, operano a livello di una singola unità di decisione economica (ad esempio, un consumatore), così come a livello di insiemi più o meno complessi di unità decisionali (ad esempio, un mercato o un intero sistema economico). In ogni caso, il meccanismo equilibratore è logicamente identico. Così Alfred Marshall spiega la natura intuitiva dell’equilibrio economico in riferimento al caso più semplice di un singolo operatore economico: Quando un ragazzo raccoglie more in una siepe per mangiarle, l’azione stessa di raccoglierle è probabilmente piacevole per un certo tempo: e per qualche tempo ancora il piacere di mangiarle compensa abbondantemente il disturbo di raccoglierle. Ma quando se ne è mangiata una buona quantità, il desiderio di averne altre diminuisce, mentre il lavoro di raccoglierle comincia a dare una certa stanchezza … Si raggiunge un equilibrio quando alla fine il desiderio di divertimento e di mangiare sono annullati dall’avversione al lavoro (A. Marshall, Principi di economia (8a ed. or. 1920), trad. it. UTET, Torino 1972, p. 316). In questo semplice caso di comportamento individuale, le due forze economiche che si bilanciano sono, per usare ancora le parole di Marshall, il desiderio e lo sforzo. Ma l’idea che sottende il ragionamento di Marshall è assolutamente generale. Essa interpreta ogni fenomeno economico come determinato da due gruppi opposti di forze, quelle che stimolano l’uomo agli sforzi ed ai sacrifici economici e quelle che lo distolgono da essi (ibid., p. 310) […]. Né si deve pensare che la concezione tipicamente marshalliana dell’equilibrio economico come bilancio di forze (economiche) sia applicabile solo a situazioni o sistemi statici e non anche alle forze che causano qualche cambiamento. Ancora una volta, l’analogia meccanica ha suggerito agli economisti come utilizzare il concetto di equilibrio in riferimento a situazioni dinamiche. Così come in meccanica – sottolinea Kornai – quiete e moto uniforme sono considerate situazioni equivalenti, in economia lo stesso concetto di equilibrio viene utilizzato per indicare uno “stato stazionario” ovvero uno “stato di crescita uniforme” (J. Kornai: Anti – Equilibrium, North-Holland (1971), p. 25). In questo diverso contesto, le forze che si equilibrano sono forze di cambiamento del sistema: ossia le aspettative degli imprenditori circa l’espansione del mercato e il comportamento e gli atteggiamenti delle famiglie verso il risparmio e il tesoreggiamento. Ma il concetto di equilibrio nei due casi è sostanzialmente identico.
Carlo Antonio Ricciardi, Equilibrio economico, in Gli strumenti del sapere contemporaneo, vol. II – I concetti, UTET, Torino 1985
L’economia politica pura è essenzialmente la teoria della determinazione dei prezzi in un regime ipotetico di libera concorrenza assoluta.
Walras, Elementi di economia politica pura, IV ed. or. 1900, trad. it. UTET, Torino 1974, p. 111.
Parimenti, vi è una economia politica pura che deve precedere l’economia politica applicata, e questa economia politica pura è una scienza del tutto simile alle scienze fisico – matematiche.
Walras, Elementi di economia politica pura, IV ed. or. 1900, trad. it. UTET, Torino 1974, p. 149.
Infine, il mondo può essere considerato come un vasto mercato generale composto di diversi mercati speciali in cui la ricchezza sociale si vende e si acquista, e si tratta per noi di riconoscere le leggi secondo cui queste vendite e questi acquisti tendono a realizzarsi spontaneamente. Per questo, supporremo sempre un mercato perfettamente organizzato rispetto alla concorrenza, come in meccanica pura si suppone dapprima che le macchine non abbiano attrito.
Walras, Elementi di economia politica pura, IV ed. or. 1900, trad. it. UTET, Torino 1974, p. 165.
Ho terminato ieri di scrivere una nota di dodici pagine che è molto importante per la diffusione del nostro metodo tra i matematici; in essa stabilisco la perfetta somiglianza 1° della nostra formula di soddisfazione massima con la formula dell’equilibrio della bilancia romana, 2° delle nostre equazioni dell’equilibrio generale con le equazioni della gravitazione universale.
In un sistema inerziale, la forza gravitazionale Fg espressa dalla legge di Newton deve uguagliare la somma vettoriale della forza centripeta Fc e di quella tangenziale Ft agenti sul corpo celeste in esame, supposto puntiforme:
Fg = Fc + Ft
Tale relazione si può esprimere anche nel modo seguente:
Fg – (Fc + Ft) = 0
che, posto:
Fg – (Fc + Ft) = Ftot (forza totale)
diventa:
Ftot = 0
ossia la formula che esprime la condizione di equilibrio per un punto materiale.
Da una lettera scritta da Leon Walras ad un suo allievo il 1° dicembre 1907)
Le citazioni di Walras sono tratte da B. Ingrao, G. Israel, La mano invisibile, Laterza, Roma – Bari 1987.